Berto Ricci, il fascista ribelle

Nasce a Firenze il 21 maggio 1905, sin da giovane lega il suo credo politico all’anarchia ma si rivede nel 1927,quando aderisce con la piena convinzione al Fascismo,vedendovi l’attuazione delle idee sociali da sempre inseguite. Insegna matematica a Prato,Palermo e Firenze. Nel 1931 fonda la rivista di critica ” L’Universale”. La sua condizione economica sara’ sempre precaria, di lui Indro Montanelli rammenta i sette cappuccini offerti come banchetto di nozze. Nel 1934 il Duce si complimenta con il Ricci per la positivita’ ideologica della rivista che suscita tuttavia le ire profonde del radicale Farinacci che vede minato nelle pagine de “L’Universale”, il diritto di proprieta’. Entra in contrasto anche con il filosofo siciliano Giovanni Gentile, pubblicando in contrapposizione un ” Manifesto realista “che suscita la viva attenzione di Evola. L’ultimo numero de ” L’Universo” esce il 25 agosto del 1935,quando Ricci aderisce alla campagna d’Etiopia cosi’ motivando la sospensione della sua rivista :” Non e’ piu’ tempo di carta stampata.” Ricci da sempre manifesta una profonda apatia nei confronti della borghesia aristocratica che va’ contro l’etica della Rivoluzione Fascista e negli anni del grande consenso invoca una perpetua rivoluzione d’osteggiamento nei confronti “degli inglesi di dentro” cosi’ come egli definisce la borghesia che ha trovato ruoli e prebende in seno al Fascismo ,sradicandone in parte il suo spirito prettamente popolare,cosi’ egli scrive in merito :” Finche’ il controllore ferroviario avra’ un tono coi viaggiatori di prima classe,e un’altro tono leggermente diverso con quelli di terza; Finche’ l’usciere ministeriale si lascera’ impressionare dal tipo -Commendatore- e passera’ di corsa sotto il naso del tipo -Povero diavolo-, magari dicendo :” torno subito..”; Finche’ l’agente municipale sara’ cortesissimo con l’auto privata e’ un po’ meno con il taxi e quasi punto con quella marmaglia come noi, che osa andare con i suoi piedi ;Finche’ il garbo nel chiedere i documenti sara’ inversamente proporzionale alla miseria del vestiario ; Ecc. ecc. ecc. Finche’ insomma,in Italia ci sara’ del CLASSISMO,anche se fatto di sfumature spesso insensibili agli stessi interessati per lungo allenamento di generazioni; e finche’ il principale criterio nello stabilire la gerarchia sociale degli individui sara’ il denaro o l’apparenza del denaro, secondo l’uso della societa’ nata dalla rivoluzione borghese, delle societa’ mercantili,apolitiche ed antiguerriere; Potremmo dire e ripetere che c’e’ molto da fare per il Fascismo. Il che poi non e’ male,a patto che lo si sappia bene “. Nel 1940 partecipa al primo Convegno nazionale di Mistica Fascista,prendendo parte al dibattito con la seguente tesi :” La Mistica Fascista ripropone al partito, alla milizia,agli organi dello Stato,agli istituti del regime,di continuo, il tema dell’unita’ sociale,dinamica unita’ che non si limita all’assistenza economica e al miglioramento delle condizioni di chi lavora, insomma ad una pratica demofila, ma punta sulla civilta’ del lavoro,tende a realizzare ,una piu’ elevata moralita’ e insieme, un maggior rendimento collettivo (governo della produzione e del consumo,graduale redistribuzione della ricchezza, bonifica e autarchia, il produttore compartecipe e corresponsabile dell’azienda ossia -Il lavoratore proprietario-) e per questo come ogni mistica chiamata ad operare in concreto sulla storia e ad ergervi fondazioni durevoli,soddisfa anche requisiti razionali “. Parte volontario per la guerra nel 1941 e cosi’ scrive ai genitori :” Siamo qui’ anche per loro,perche’ questi piccini vivano in modo meno ladro, e perche’ la sia finita con gli inglesi e coi loro degni fratelli d’oltre mare, ma anche con qualche inglese d’Italia”. Alle 9 di mattina del 2 febbraio 1941 a Bir Gandela in Libia cade sotto i colpi d’uno Spitfire inglese. Le sue eroiche spoglie riposano nel -Sacrario Militare dei caduti d’oltremare- di Bari.

Vincenzo Caravona

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