Lettera al partito: riflessione di Gianfranco Turino

Agli amici e Camerati

Leggo, con attenzione tutto ciò che scrivete via e-mail e, mi si scusi, ma il dibattito  è un batti e ribatti di proposte senza quelle  soluzioni che possano finalmente disegnare cosa vogliamo fare da grandi, quantomeno nel campo della politica di partito. Mi permetto questo tipo di critica, che non è una accusa ma una personale riflessione, perché da svariato tempo sto tentando di vedere all’orizzonte una diversa formula  esulante dall’odierno per riproporsi e riprogettarsi al futuro. Non sono un politico, anche se nel Movimento Sociale Italiano sono entrato nel 1958 a 14 anni, vivendo anni pericolosi, la ghettizzazione per le scelte, l’ostracismo scolastico, dove la cultura, specialmente al nord, era soltanto una esclusiva espressione cartacea di sinistra della peggior specie, voluta e portata avanti nelle stesse scuole, dove, per i miei ideali diventava uno scontro costante. Ma non sono un politico, il mio spirito, la mia coscienza,  la mia cultura è  nel sociale per la difesa e la rivalutazione di chi lavora e deve, quasi sempre, subire soprusi, morali e materiali, d’ogni genere; forse oggi meno apparenti, ma presenti. Non dimentichiamo che siamo stati travolti da una bufera di tradimenti che hanno affossato il simbolo della nostra esistenza per poi cancellarne l’essenza e il contenuto del partito costruito faticosamente con umiltà,orgoglio e coraggio,chi fraudolentemente ha agito massacrando i sogni e le speranze di tutti noi ha permesso, con il suo inaccettabile comportamento, un   travaso di quanto restava in altre formazioni definitesi, pomposamente e boriosamente, di destra, pronte solo ad agire allo stesso modo dei “dispettucci da asilo” per gettarsi sulla preda come tanti avvoltoi, in  uno scenario squallido, in cui si è frantumato quel credo che aveva permesso di emergere nonostante le dure reprimende degli avversari. Questi comportamenti da “piccoli padri padroni” hanno fatto svanire la destra reale trasformandola in una approccio virtuale sbandierato a convenienza,convogliata in più espressioni nascenti nello scenario del politichese italico come tanti funghi, tutti alla ricerca di assicurarsi la poltrona della storia. Gli ultimi resti della destra, quella vera, seguita da chi, come noi, ancora crede nella possibile rinascita è stata relegata al confine del nulla, ( come in quella serie di telefilm degli anni 60 di  Hitchcock dal titolo ai confini della realtà) a guardarsi attorno cercando di riannodare il suo filo spezzato.

Per ritornare grandi bisogna ritornare all’antico,cominciando a riportare in auge quel simbolo che è stato il nostro atto d’azione e che ancora oggi avrebbe ed ha il potere di convogliare le coscienze sperdute alla ricerca della propria anima. Non mi si venga a dire che non è possibile perché oggi è proprietà di altre persone, non accetto una simile  affermazione, quel simbolo è anche mio e di tutti quelli che come me, hanno rischiato l’esistenza, la famiglia, il lavoro, per essere orgogliosi di quello che rappresentavamo, presenti a garantire la continuità delle idee che il MSI portava alle folle. Questo non vuol dire essere nostalgici, in un panorama paranoico  con i colori delle varie alleanze, create anche contro la stessa natura partitica, esclusivamente per sete di potere e per continuare a sfruttare lo stato lucrando pesantemente sulle spalle della gente, noi possiamo e dobbiamo erigerci come il nuovo che rinasce per tentare di arrestare la rovinosa precipitazione verso il fondo del baratro, non è facile, ma abbiamo, oggi, il dovere di tentare per non rimanere ad aspettare  soluzioni che non arrivano.

Ribadisco l’idea che, dopo la tornata elettorale, ci si debba incontrare organizzando un convegno su temi concreti, validi ed applicabili per la rinascita e la  rivalutazione, ricreando le basi per ripartire con la forza non solo degli idealismi ma anche della volontà di costruire  una vera destra.

Un cameratesco a Noi.

Gianfranco Turino

 

 

 

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