Io non mi fermo

Al trasporto aereo non si può mettere il giogo come fosse  un asino da somma, il trasporto aereo seduce e deve essere sedotto, ha  una sua anima sempre ribollente, sempre pronta a segnare, con forza, la scala del futuro, va seguito e controllato, gestito in termini tecnici da competenti e non da semplici arruffoni saliti ai vertici della notorietà per una serie di “nepotistiche raccomandazioni” e non certo per meriti propri. L’inizio di questa nota  è l’amaro riscontro per precisare  che quello che si sta consumando sui sedimi aeroportuali della Calabria, ovvero la fine impropria e innaturale,egli enti che gestivano  il Sant’Anna di Crotone e il Tito Minniti di Reggio Calabria, poteva e doveva essere previsto con enorme anticipo su cui prendere i dovuti accorgimenti considerando gli indizi negativi che, costantemente, venivano alla luce, ma progressivamente ignorati, con la politica  di mestiere proiettata verso il politichese personale e non rivolta alle necessità del collettivo, un altro strappo al nostro sistema d’esistere che comporta il finire nel nulla ritornando indietro anni luce, con un tessuto sociale sempre più impoverito. La situazione odierna, dove  le posizioni dell’ENAC(Ente Nazionale Aviazione Civile)con addosso i panni del traghettatore, sono la lampante dimostrazione  del disinteresse, tanto da arrivare ad un astruso bando di concorso per l’acquisizione dei due aeroporti, o meglio, delle due società handling, miseramente e vergognosamente fallite  per un susseguirsi di mancanza manageriale e di reale conoscenze del sociale aereo, l’ENAC ha studiato la creazione  di un qualche cosa che può solo scatenare un ennesimo strascico di umori pesanti e ritorsioni d’ogni genere. Il termine vero,  senza tanti giri di parole e pensieri, è crudamente la messa all’asta degli aeroporti calabri che hanno fallito il loro compito di gestione handling. Dolorosamente lancio il mio grido: Gli Aeroporti non dovrebbero essere messi “all’asta” con gare d’appalto, come fossero altra tipologia di servizi, è una vergogna che si aggiunge alle tante altre che abbiamo ingoiato senza reagire, salvo qualche caso clamoroso (Vedere Reggio e Crotone) in cui la forza di sopportazione del collettivo era arrivato al culmine esplodendo in feroci grida di rivolta. Scorrendo le righe del capitolato d’appalto il tutto emerge con chiarezza in un bando che vorrebbe far passare l’operazione come la costruzione concreta di una Società Unica Aeroportuale pur sapendo che non è questo il temine e il concetto da utilizzare, su cui richiamo la mente dell’ENAC, ricordando che si tratta esclusivamente di una Gestione Unica con affidamento ad un solo ente, primo classificato nella gara delle offerte, che dovrà garantire sia la copertura del deficit regresso che la collocazione del personale in servizio con contratto a tempo indeterminato. Pur troppo nessuno ha capito, salvo gli aeroportuali,  che gli aeroporti sono il fiore all’occhiello della civiltà del futuro, su cui qualche benpensante personaggio pensa di lucrare pur  non avendo la concessione di cosa significa il settore aereo. Per  la cultura del  volo e dei  collegamenti rapidi,  per la socialità in espansione, non bastano frasi condite con termini anglofili, per diventare, di colpo, un esperto del settore.

IO NON MI FERMO!

 

La mia continua ad essere una battaglia per rivalutare il contesto della nostra storia calabra,  un impegno preso fin dal 1969, anno d’ingresso nel tempio del volo, con la cognizione immediata di avere toccato, con mano, i fili del futuro, cercando di penetrarvi in tutte le sfaccettature. Nel momento cruciale, assistendo giornalmente al dissolvere delle parole progresso e volo come mezzo di civiltà, sostituite da personalismo, interesse privato  ad ogni costo, ho  abbandonato l’illusione che il sindacalismo, di cui ho fatto parte ai massimi livelli,  possa essere l’indice di svolta, forse un tempo quando era una forza attiva e compatta, oggi troppe illudenti uscite di scena e svendite del prodotto sociale, ho lasciato tutto quello che era stata la mia avventura  nel sindacato,sentendomi tradito e rendendomi conto che, con loro, una storia nuova non esisteva e non sarebbe esistita anche nel dopo.  La fine di un sogno pratico? Si, questa è la triste realtà ed è amaro doverlo ammettere. Resta imperituro quel senso morale e pratico  nel quale ho impegnato la ricerca e lo sviluppo del prodotto aeronautico   non  comparabile ad un qualsiasi altro prodotto . Il mistero del più pesante dell’aria è la traccia per emergere e riprendere una via difficile, ma non impossibile, rivalutando la geografia degli aeroporti locali in quel triangolo in cui ognuno dei tre scali ha una sua funzione a soddisfacimento di sacche utenza diverse.  Il mio non è un lamento, non servirebbe a nulla, è invece uno sprone alle coscienze che ancora credono in un futuro realizzabile, per spingerle a lanciare il loro grido per il libero volo calabrese.
Gianfranco Turino
 Presidente Associazione Calabria Sociale

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