29 Aprile: Il Giorno di Dolore di una Comunità

I delitti e le stragi di natura politica che hanno insanguinato le strade italiane tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta del secolo scorso, periodo passato alla storia con il termine di anni di piombo, sono storie che, a distanza di più di quarant’anni, fanno venire la pelle d’oca.
In quegli anni dove l’odio, retaggio della guerra civile, faceva da padrone, il 29 aprile è, così come il 7 gennaio giorno in cui si ricorda la strage di Acca Larentia, uno dei giorni che ha visto morire tanti innocenti.
Uno di questi è Sergio Ramelli , classe 1956, studente di chimica industriale e fiduciario del Fronte della Gioventù presso l’Istituto tecnico Molinari di Milano. Le sue passioni erano il calcio (era tifoso dell'Inter) e la politica.

Ramelli fu bollato come “fascista” solo per aver avuto, all'epoca, il coraggio di scrivere in classe un tema in cui criticava le Brigate Rosse. Sergio non poteva nemmeno immaginare che quel tema sarebbe stata la sua condanna a morte. Un paio di ore più tardi dalla fine del compito,il suo tema verrà sottratto dalle mani del professore e affisso nella bacheca all’ingresso della scuola.

Da quel momento iniziò un vero e proprio calvario per Sergio: dalle telefonate anonime a casa con in sottofondo il motivo di bandiera rossa, alle scritte sotto la sua abitazione: “Ramelli fascista sei il primo della lista” e le varie umiliazioni a scuola tra cui quella di dover rimuovere le scritte del Fronte della Gioventù dai muri del Molinari.

Il 12 marzo 1975 Sergio Ramelli fu aggredito sotto casa dai militanti di Avanguardia Operaia, organizzazione extraparlamentare di estrema sinistra.

Il povero Sergio venne colpito a ripetizione alla testa con chiavi inglese modello "Hazet 36". L’azione durò pochi minuti, Sergio rimase a terra in un lago di sangue, ma ancora vivo. Per altri 47 giorni combatterà contro la morte in un letto dell’Ospedale Maggiore dove, dopo una lunga agonia, il 29 aprile 1975 il suo cuore cessò di battere.

 

I responsabili dell'omicidio di Sergio Ramelli furono degli studenti di medicina: Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo (gli esecutori materiali), Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari (i complici); condannati dopo 12 anni con l'accusa di omicidio colposo.
In una lettera di perdono inviata alla mamma di Ramelli, i suoi assassini scrissero: “Non avevamo nulla di personale contro suo figlio, non lo avevamo mai conosciuto né visto. Ma, come troppo spesso accadeva in quel periodo, il fatto di pensare in modo diverso automaticamente diventava causa di violenza gratuita e ingiustificabile”.
Ma purtroppo l’assurda violenza di quel periodo andò avanti e, il 29 aprile 1976, a un anno esatto dalla morte di Sergio Ramelli, altro sangue missino rimase sul selciato.
A morire stavolta, però, non fu un giovane militante del Fronte della Gioventù, ma bensì una figura di spicco del Movimento Sociale, l’avvocato Enrico Pedenovi, 48 anni, ex militare della Decima Mas e Consigliere Provinciale di Milano.
Pedenovi si stava recando alla commemorazione di Ramelli, dove avrebbe dovuto pronunciare il discorso in memoria del giovane camerata deceduto la primavera precedente, ma venne freddato, mentre si trovava davanti a un distributore di benzina a bordo della sua automobile, da  Bruno La Ronga, Giovanni Stefan e, Enrico Galmozzi: tre militanti dei Comitati Comunisti Rivoluzionari (CoCoRi).
Il movente del delitto Pedenovi? Era un obbiettivo facile da attaccare.
Oggi, a distanza di oltre quarant’anni, ricordare queste tristi pagine di storia non solo è un atto dovuto alla memoria di queste vittime innocenti del cieco odio comunista, ma è soprattutto un momento di riflessione per insegnare ai giovani di oggi che l’odio non può e non deve essere uno strumento di raffronto politico. Abbassare i toni, sostenere le proprie idee con argomentazioni e riflessioni scevre da nostalgismi ideologizzati, non è debolezza ma un grosso segno di civiltà e di pacificazione nazionale.


Alessandro Cilione

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