12 Marzo 1863 - Genetliaco di Gabriele D'Annunzio

156 anni fa nasceva a Pescara l'eclettico Genio Gabriele D'Annunzio. Sin dalla giovinezza egli dimostrò grandi doti sia come uomo di lettere che come propagandista di sè stesso: ad appena 17 anni pubblicò infatti la sua prima raccolta di poesie e, per pubblicizzarla meglio, fece spargere la voce che lo voleva morto a causa di una caduta da cavallo. Trasferitosi ventenne a Roma, si fece subito conoscere nei salotti buoni della Capitale umbertina per il suo raffinatissimo modus vivendi, per il suo talento come scrittore e poeta e per le sue eccellenti doti di seduttore: al suo soggiorno romano risalgono infatti il suo primo romanzo, "Il Piacere", capolavoro che lo consacrò come Padre del Decadentismo italiano, l'affermazione della sua filosofia estetica e la scandalosa relazione, culminata con un matrimonio riparatore, con la giovane Duchessa Maria Hardouin di Gallese. Conosciuto ormai sia in Patria che all'estero, particolarmente in Francia, come il Vate d'Italia e l'Imaginifico, allo scoppio della Grande Guerra D'Annunzio si getta anima e corpo nella causa interventista ed irredentista, animando le piazze con discorsi di fuoco: celebre quello tenuto a Quarto (GE), nell'Anniversario dell'Impresa dei Mille. All'entrata del Regno d'Italia nel conflitto, il cinquantenne Gabriele non esita ad arruolarsi volontario, tramutandosi in Esteta Armato e idenado, partecipandovi, svariate imprese e colpi di mano arditissimi: basti pensare al solo 1918, quando il Vate organizzò a Febbraio la Beffa di Buccari, un raid attuato con i famosi motoscafi MAS contro una munitissima base della Marina austriaca, e ad Agosto, essendo il Vate un pioniere dell'Aviazione, il leggendario Volo su Vienna. Tali gesta ebbero un effetto enorme sul morale italiano, provatissimo dopo la Rotta di Caporetto, avvenuta pochi mesi prima. Terminata la guerra con il grado di Tenente Colonnello, dopo essersi guadagnato svariate decorazioni, tra cui una Medaglia d'Oro e cinque d'Argento ed aver perso l'occhio destro in un incidente di volo, circostanza che gli valse la nomea di Orbo Veggente, un D'Annunzio nauseato dalle condizioni di pace sfavorevolissime per l'Italia vittoriosa escogita la sua più grande impresa: il 12 Settembre 1919, alla testa di migliaia di volontari, soprattutto Arditi dei reparti d'assalto dei quali il Poeta era stato ispiratore, marcia sulla città giuliana di Fiume e la annette all'Italia. L'occupazione della "Città di Vita", governata da D'Annunzio in un modo che anticipa di decenni il concetto di "fantasia al potere", dura fino al Natale 1920, quando le truppe regolari italiane inviate da Giolitti attaccano Fiume e costringono i Legionari e il loro Comandante alla resa. Ritiratosi sulle tranquille rive del Benaco, a Gardone Riviera, dal 1921 Gabriele D'Annunzio si dedica a costruire il suo "Libro di Pietre Vive", la villa museo traboccante di ricordi e cimeli di quella che fu la sua principale e più grande opera d'arte: la sua vita inimitabile. Il Principe di Montenevoso, titolo conferitogli nel 1924, spirò al tavolo di lavoro il 1 Marzo 1938 ed è tuttora sepolto nel solenne Mausoleo del Vittoriale.

 

Lorenzo Daniele